Lo sviluppo di Atripalda fu celere e considerevole tra l'XI ed il XIV secolo, favorito oltre che dalla presenza del feudatario, anche dal contemporaneo intrecciarsi di altri fattori favorevoli, quali l'ascendente religioso esercitato dalla Collegiata di S. Ippolisto, la felice posizione geografica idonea a stimolare i traffici mercantili, la presenza delle acque del fiume Sabato e della Salzola, nonchè di un folto bosco che fornivano l'energia necessaria ai mulini ed altre attività industriali della zona (ferriere).
Assai rilevante per la storia di Atripalda fu l'anno 1564, in cui il genovese Giacomo Pallavicino Basadonna cedette Atripalda in cambio dei possedimenti milanesi dei Caracciolo, che così iniziarono una lunga signoria sul paese irpino, col titolo di duchi, fino all'abozione dei diritti feudali (2 agosto 1806). I Caracciolo risolsero anche l'antica diatriba religiosa tra Atripalda ed Avellino: essendo venuto meno l'ostacolo rappresentato dalla soggezione delle due cittadine a Signori diversi, essendo stato anche Avellino acquisito dai Caracciolo nel 1581, i feudatari si adoperarono affinchè Atripalda si affrancasse da Avellino ed avesse una sua autonomia religiosa. La qual cosa si realizzò nel 1585.
Altri eventi di rilievo da ricordare relativi alla storia di Atripalda sono la rivolta antispagnola ed antifeudale del 1647-48, la grave peste del 1656 e la tremenda alluvione del 1715, il progressivo recupero agricolo (nocciole, viti, colture irrigue) di terre paludose e coperte da vegetazione, che si ebbe tra la fine del XVIII e l'inizio del XIX secolo.
Rilevante impatto per la crescita di Atripalda ebbe la costruzione della strada ferrata e, soprattutto, l'ubicazione della stazione di Avellino (inaugurazione 1/4/1879), quasi al confine con Atripalda, finendo per servire più la seconda che la prima.
Il secolo XIX vide il venir meno di una delle ragioni che avevano determinato la localizzazione di tanti opifici industriali ad Atripalda: la necessità di ricorrere all'energia idraulica a causa dell'affermazione delle nuove fonti di energia.
Il terremoto del 1980 inferse un grave colpo al patrimonio urbanistico di Atripalda, anche se già in gran parte degradato. Andò completamente distrutto il quartiere medioevale detto "Capo La Torre".
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